dietro le quinte

Scrivanie, dove nascono i libri: Sandro Di Domenico

Dove scrivono, quando scrivono le nostre autrici e i nostri autori? In questa puntata lo chiediamo a Sandro Di Domenico, in libreria con Pescirossi e pescicani.

Questa storia è stata cullata da tante scrivanie quante le onde del mare. Ha attraversato anni, case, e lavori.


La prima scrivania era di plastica povera. Sopra era montato un vecchio computer che per quanto ci si impegnasse a dargli di straccio restava sempre e irreparabilmente impolverato. Potere della carta stampata di cui era circondata. E mentre la scrivania, anche se di sbieco guardava Napoli e il golfo di Napoli, io gli davo le spalle. E non lo potevo guardare. In compenso alla fine del corridoio si apriva una piccola stanza. Quella sì, era affacciata sugli sbuffi delle navi nel porto, l'Immacolatella vecchia e Anacapri. E lì c'era Francesco Durante. Stava scrivendo Scuorno. Non so se l’avete mai letto, ma se non l’avete mai fatto ve lo devo dire: "Mettiteve Scuorno".



La seconda scrivania è la scrivania della mia prima casa. Mura rosso sangue, piantana nera, e tavola bianca con grandi cuffie scure. Giradischi, casse, e amplificatore finale fatto a mano dallo zio Mario, assemblando i circuiti della gloriosa Nuova elettronica. Perché i lettori o i giornalisti non chiedono mai agli autori cosa ascoltavano quando scrivevano questo o quel libro? Potrebbero ricavarne grosse sorprese.


La terza scrivania è in realtà uno scrittoio a muro. Già crollato una volta per il peso del carico. Che ogni tanto di notte, scricchiola, fa un rumore sinistro e sembra voler di nuovo cadere. Per il momento resiste e in questa foto particolare se si guarda bene ci si intravede già sopra il sudore di un'estate bollente che stava per cominciare. "È assurdo che uno scrittore debba scrivere" ebbe a dire John Fante. Anche se non sono di professione “scrittore”, devo ammettere che il nostro amico aveva grande ragione.


Nelle puntate precedenti:

In evidenza