Mark Costello

All’epoca (l’estate del 1989) in cui lavoravano insieme alla monografia Il rap spiegato ai bianchi, così David Foster Wallace descriveva se stesso e l’ex compagno di università Mark Costello come «due residenti di Boston di razza bianca e sesso maschile: uno [Mark] nativo del luogo, l’altro [David] ripetutamente trapiantato; entrambi domiciliati a Somerbridge, un quartiere dai confini labili, etnicamente a maggioranza portoghese, al cui imborghesimento diamo entrambi il nostro contributo; figli di genitori entrambi lavoratori e tollerabilmente isterici; prodotti di quel genere di scuole in cui superi gli esami di ammissione grazie alle edizioni ridotte e condensate dei classici della letteratura. Mark è un procuratore legale che ama il jazz, il blues e il funk; David uno specializzando e aspirante disoccupato che guarda la tv invece di dormire. [...] I nostri gusti e interessi musicali sono agli antipodi. Hanno trovato una convergenza quando lo stereo di D. è arrivato via dhl e abbiamo scoperto di condividere un entusiasmo imbarazzato, quasi furtivo, e decisamente bianco, per un certo genere di musica chiamato rap/hip-hop».

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