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FOTO - La copertina del saggio di Gilberto Squizzato: La Tv che non c'è, edizioni Minimum Fax, Roma 2010, pp 237, 13 Euro.
Come restituire una volta per tutte la Rai ai suoi legittimi
proprietari, cioè ai cittadini che pagano il canone, sottraendola al
controllo dei partiti e dei potenti che ad ogni elezione la considerano
un bottino da spartirsi per quote? Come garantire nei TG e nei GR un
autentico pluralismo, dando voce non solo alla politica ma anche e
soprattutto alle tantissime articolazioni della società (associazioni,
sindacati, università, scuole, centri di ricerca, comunità locali)? Per
quale via riportare all’interno dell’azienda l’ideazione dei
palinsesti, oggi largamente delegata alle società esterne che adattano format
di importazione? Quale dev’essere il corretto rapporto fra programmi e
pubblicità in un autentico servizio pubblico? In che modo designare gli
amministratori della Rai perché questa sia al servizio di tutti?
Non è solo questione di conflitto di interessi, spiega Gilberto Squizzato
in questo studio ragionato e documentato che non fa sconti al
centrosinistra che seppe (o non volle) sanare nei suoi sette anni al
governo la questione del conflitto di interessi. Ci sono anche altri
mali che mina-no alla base la possibilità stessa della Rai di
sopravvivere: la sua progressiva omologazione alle emittenti
commerciali, il mancato rinnovamento dei quadri editoriali,
l’impoverimento del suo know per una politica di incentivazioni
all’esodo dei dipendenti, la rinuncia ad avere un pool di formidabili
autori interni, l’ipertrofia della burocrazia amministrativa a
discapito dei quadri editoriali e creativi, il ricorso sistematico
all’esternalizzazione di molti dei programmi più costosi, l’alluvione
di uomini di partito che esondano in ogni area del palinsesto, la
mancata riforma federale di Rai Tre, un’organizzazione aziendale
accentrata e paralizzante che finisce per omologare le differenze delle
reti radio e tv in direzione di un “pensiero unico”.
L’autore analizza le cause di una malattia mortale che ha portato oggi la Rai, come ha dichiarato il presidente Garimberti, “ad una lenta agonia” da cui non ci sarà ritorno: “o si cambia o il nostro destino è segnato”.
Squizzato rivendica anche per l’informazione pubblica il ruolo di bene
pubblico e strategico, esattamente come l’acqua, perché solo una Rai
autonoma e forte può salvaguardare il diritto del cittadino ad essere
correttamente e completamente informato, così da poter esercitare in
pieno i suoi diritti democratici. Una Rai che non debba subire, come ha
denunciato il presidente della Commissione di Indirizzo e Vigilanza Sergio Zavoli, le strozzature “di troppi filtri esterni”, perché oggi “manca solo il filo spinato: così la strangoleranno”.
Un libro che scardina luoghi comuni e pregiudizi inveterati (come
quello che i programmi delle e-mittenti private siano offerti
gratuitamente al pubblico) e dissipa equivoci che hanno ingannato anche
la sinistra, butta all’aria le proposte di illusori palliativi e
scartala “buona“ lottizzazione, perché è dalle fondamenta che va
ricostruita una nuova Rai. Occorrono invece soluzioni forti: non solo
una Carta del Servizio Pubblico Multimediale che abbia valore di legge
fondativa, ma anche un nuovo metodo di nomina del Consiglio di
Amministrativo in cui sia ridotto il numero dei politici per dar voce
preminente alle diverse componenti della società italiana, una nuova
linea editoriale, un nuovo modello organizzativo dell’azienda
colle-gato ad una coraggiosa riforma federale della Rai.
Analisi, riflessioni e proposte di riforma che non sono offerte solo
agli addetti ai lavori, ma a tutti: ai lavoratori della Rai, alle
associazioni degli utenti, ai sindacati, al mondo della cultura,
dell’educazione, delle realtà produttive ed editoriali, all’intera
società che ha diritto ad esigere un servizio pubblico radiotelevisivo
all’altezza delle nuove sfide epocali proposte dai tempi difficili che
viviamo. Riuscirà la Rai a sopravvivere al progetto della P2 di
svuotarla, di asservirla al governo e di renderla un residuo marginale
del mercato radiotelevisivo?
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Gilberto Squizzato (1949) giornalista, regista e autore
televisivo. Ha girato per la Rai centinaia di inchieste e reportage e
una lunga serie di docu-film, real movie e fiction che
hanno ricevuto riconoscimenti in tutta Europa, da I racconti di Quarto
Oggiaro all ’Uomo dell’Argine a Suor J0, i gialli dell’anima. Insegna
al Master di Giornalismo dell'Università Statale e al Centro
Sperimentale di Cinematografia di Milano. |