Superzelda 2.0

Il 29 luglio torna in libreria Superzelda. A dieci anni dalla prima pubblicazione, Tiziana Lo Porto ci racconta come è nata l'idea della vita disegnata di Zelda Fitzgerald.


Superzelda è una biografia a fumetti di Zelda Fitzgerald pensata una dozzina di anni fa, da me che l'ho scritto e da Daniele Marotta che lo ha disegnato. All’epoca avevamo una rubrica sul settimanale D – La Repubblica delle Donne in cui recensivamo romanzi in un’unica tavola a fumetti. Io scrivevo il testo, immaginandolo già formato storyboard, e Daniele disegnava la recensione in quella sua maniera impeccabile, imprevedibile e però sempre così esatta rispetto al modo in cui l’avevo immaginata. La rubrica è durata una manciata di mesi, e tra i libri finiti sulle nostre tavole a fumetti c’era un Prix Goncourt scritto dal francese Gilles Leroy che romanzandola raccontava la storia di Zelda Fitzgerald. Il libro si chiamava Alabama Song. Non ricordo più se lo avessimo scelto per il titolo, perché parlava di Zelda, o di Scott, o per la possibilità di disegnare frammenti degli anni venti. Oppure solo perché quello di Leroy era un bel romanzo.


Quello che ricordo è che dopo averlo letto, avendo letto e molto amato i racconti e romanzi di Fitzgerald già a vent’anni senza più abbandonarlo, mi sono domandata perché ne sapessi così poco di Zelda. Qualche anno prima avevo passato alcuni giorni in tour tra Baltimora e Philadelphia insieme a una manciata di band e musicisti punk musulmani, americani di seconda o terza generazione, e uno scrittore, Michael Muhammad Knight, che aveva messo in piedi quella scena musicale e quel tour grazie a un romanzo che aveva chiamato Islampunk. Michael nei suoi libri tornava spesso su Zelda, e quando gli avevo chiesto perché, mi aveva detto che la associava a suo padre, schizofrenico come Zelda e convinto che il figlio fosse una reincarnazione di Scott Fitzgerald. Il ragionamento non faceva una piega, e me ne sono ricordata leggendo il romanzo di Leroy. Finita e pubblicata la tavola a fumetti mia e di Daniele su Alabama Song, al telefono (abitiamo in città diverse, io a Roma, Daniele a Siena) ci siamo detti: sarebbe bello continuare a lavorare su Zelda. E così abbiamo fatto. Era un progetto che immaginavamo di portare avanti nel tempo libero, senza deadline e senza editore, fatto per amore di Zelda, perché ci sembrava giusto restituirle una biografia meno di parte (sicuramente rispetto a quello che avevamo letto), evitando i tranelli di chi fino a quel punto aveva scritto di lei liquidandola come pazza, e dunque la rovina del marito Scott, o come vittima di plagio da parte del marito, che in questo caso era stata la sua rovina.

Qualche ricerca in più rispetto a quanto avevo letto fino a quel momento, e mi era parso evidente che nella storia di quel matrimonio nessuno aveva rovinato nessuno. Scott e Zelda si erano amati, alimentando lei la scrittura di lui, legittimando lui l’eccentrico modo di vivere di lei, eroina di romanzo in carne e romanzo, e si erano aiutati l’un l’altra quando era diventato evidente che lei fosse schizofrenica e lui alcolizzato. Avevano vissuto le vite che avevano vissuto, brevi e accidentate, certo, ma non necessariamente peggiori delle vite che avrebbero vissuto se non si fossero mai incontrati. La mia idea era – ed è tuttora – che lo stare insieme li avesse aiutati. Fuori di dubbio del resto mi sembra il fatto che lo stare insieme li abbia resi leggendari.


Per quelle fortunate circostanze che a volte accadono nell’editoria, a circa un mese dai nostri intenti di lavorare su Zelda, siamo stati contattati da minimum fax, che dopo avere letto la sinossi e visto un capitolo del futuro libro (era il capitolo dei Fitzgerald in Italia, il primo che Daniele ha disegnato, anche se poi nel libro non è il primo della storia) ha deciso di pubblicare Superzelda.

Superzelda. La vita disegnata di Zelda Fitzgerald è uscito in libreria il 4 novembre del 2011, e dunque quasi dieci anni prima di questa edizione tascabile che dal 29 luglio 2021 è felicemente in libreria, con una copertina nuova e un formato appena un po’ più piccolo, nella bellissima collana classics di Minimum fax. Nel frattempo Zelda è diventata ancora più famosa di quanto non lo fosse negli anni venti, trenta e nei decenni a venire, grazie a una manciata di altri romanzi su di lei (alcuni belli, altri meno, tutti sempre troppo romanzati e mai all’altezza della sua vita vera), a un paio di nuovi film e a una serie tv (Zelda è stata interpretata di volta in volta da Christina Ricci, Alison Pill, Vanessa Kirby – di Alison Pill è l’interpretazione migliore, in Midnight in Paris di Woody Allen), a ciclici ritorni agli anni venti da parte della moda e del design, e in piccola parte anche grazie alle traduzioni di Superzelda nel mondo.

A una delle tante presentazioni fatte con Daniele all’indomani dell’uscita della prima edizione del libro, qualcuno ci ha detto che Zelda e Scott dovevano esserci grati perché li avevamo riportati in vita. Io ho sempre pensato che siamo noi a dovere essere grati. A Zelda per avere vissuto, e a Scott per avere raccontato quella vita. 

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