consigli di lettura

Casa d'altri: il consiglio della Piccola Libreria di Levico Terme

Casa d'altri è la rubrica in cui librai e scrittori raccontano un libro.
Prende il nome da una straordinaria raccolta di racconti di Silvio D'Arzo, e ci sembrava il più adatto visto che ci piace parlare di libri, non solo dei nostri.

Ecco il consiglio di Lisa Orlandi della Piccola Libreria di Levico Terme (Trento).


di Lisa Orlandi

L’assassino dalla città delle albicocche  - Reportage dalla Turchia del giornalista Witold Szablowski pubblicato da Keller editore (ottobre 2019) nella traduzione dal polacco di Leonardo Masi.
Duecentottantotto pagine e diciassettevirgolacinquanta euro ben spesi. 

«I capitani di questi colossi sono dei moderni Caronte»
dice Tayfun, un mio amico poeta di Istanbul. «Perché? Perché il viaggio attraverso lo stretto del Bosforo è bello e inquietante. Come la morte».
«Anch’io ho uno stretto dentro di me» dice, e getta un grande pezzo di pane verso i gabbiani che seguono il traghetto. «Ogni turco si sposta mille volte al giorno fra la tradizione e la modernità. Fra il cappello e il velo. La moschea e la discoteca. L’Unione Europea e l’ostilità verso l’Unione Europea».  

Funziona così: quando paesi e città hanno due o tre nomi diversi per indicarli non posso fare a meno di capire cosa c’è dietro. Capita spesso nell'Europa mitteleuropea perché per una sola città possono risuonare termini tedeschi, polacchi, ucraini, russi... C’è però una città che nel tempo, di nomi, ne ha avuti addirittura tre: prima Costantinopoli e Bisanzio, oggi Istanbul.

Quando leggiamo di Turchia e leggiamo scrittrici e scrittori turchi (per fortuna, a scaffale, le traduzioni non mancano), sappiamo che dietro a quei tre nomi ci sono imperi e un reticolo di popoli, storie, dominazioni, passaggi che nessun'altra città ha mai contemplato.

Se a questo aggiungete che la Turchia sta a cavallo tra Occidente e Oriente, che ogni mattina un qualsiasi pendolare che prende il traghetto per attraversare il Bosforo si sposta geograficamente tra due “continenti diversi”... la cosa si fa più affascinante e ci dà un'idea seppur sommaria e intuitiva della complessità di questo Paese. 

Per capirci qualcosa in più ci viene in soccorso Witold Szabłowski, un bravissimo reporter polacco quarantenne, riconosciuto a livello internazionale (in Inghilterra è pubblicato dalla Penguin) e vincitore, con i suoi reportage narrativi, di importanti riconoscimenti letterari tra cui un Pen Award e il Beata Pawlak Award.

Ha vissuto a lungo in Turchia, Szabłowski, ed ha deciso di raccontare l'identità complicata e spesso contraddittoria di questo Paese nel libro L’assassino dalla città delle albicocche partendo da un episodio chiave: la protesta del Gezi-Park.

La lingua che usa è frizzante, veloce, piena di ritmo e accoglie decine di voci perché in questo libro parlano tutti: parlano quelli pro e contro Erdogan, parlano dottori, professori, sessuologi, commercianti, camionisti, sceneggiatori, minoranze etniche e iman. Parlano persino poeti ed eroi nazionali, sì perché in Turchia non si può non avere un’opinione su Atatürk, il padre della patria (prima o poi qualcuno ti chiede sempre cosa ne pensi di lui), o non si può non conoscere qualche verso del grande poeta Nazim Hikmet.

Eppure Szabłowski va oltre le biografie ufficiali e con una polifonia magistralmente orchestrata ci porta nelle stanze meno conosciute di questi moderni eroi nazionali. Si scopre che accanto a Atatürk c'era una donna forte e unica, si scopre, a proposito di Hikmet, che spesso artista e uomo prendono strade diverse...

Szablowski restituisce il quadro nella sua completezza, muovendosi anche tra molte aree grigie come per esempio la condizione femminile a Istanbul e nelle aree di provincia. Affronta il tema forte delle uccisioni “d'onore”, la prostituzione legalizzata, l'educazione sessuale, l'emigrazione illegale.

È una lettura brillante, che esigiamo svelta, perché vogliamo capire tutto. Seguiamo persino la carriera politica di Erdogan, un passaggio interessantissimo per chiunque voglia capire qualcosa di quest’uomo politico con cui l’intera Europa si trova a doversi confrontare.  

E il titolo? Vi ricordate Mehmet Ali Ağca, originario di Malatya - la mitica città delle albicocche - che nel 1981 attentò alla vita di Papa Giovanni Paolo II in piazza San Pietro? Szabłowski gli dedica un capitolo.

State correndo in libreria vero?

“In Turchia i politici li riconosci dai baffi.
I più lunghi ce li hanno i nazionalisti. I socialisti un po’ più corti. Più corti di tutti ce li hanno gli islamisti.”


Nelle puntate precedenti: i consigli delle librerie



 

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