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La letteratura italiana del Novecento entra nei minimum classics

Dal 2018 minimum fax è felice di salutare l’ingresso degli scrittori italiani nella collana dei Classics. Si tratta di una scommessa importante, e di un’urgenza: la necessità di ridare spazio e memoria a romanzi e autori dimenticati. Di restituire al presente il laboratorio del secondo Novecento. Di riscoprire il nostro corredo culturale. Per sapere da dove siamo partiti, da dove si parte, alla fine di una guerra. Quali sono i capostipiti della lingua che usiamo. I patriarchi di un’idea di mondo che ostinatamente custodiamo o che abbiamo perduto.

Li cercheremo tra gli irregolari della nostra letteratura contemporanea. Tra le voci più anarchiche e solitarie. Tra chi è rimasto sempre ai margini, e ha continuato a lavorare fuori da ogni cerchia o gruppo, in provincia o chiuso dentro le mura di una città. I Giovanni Arpino. I Luciano Bianciardi. Tutti quelli che hanno scritto libri che non hanno finito di interrogarci. E che meritano di essere riletti. I Classics italiani di minimum fax: la genealogia dei nostri antenati, questa lunga stirpe di lunatici e visionari da cui discendiamo.


Il primo titolo è Sei stato felice, Giovanni, il romanzo d'esordio di Giovanni Arpino.

Leggere l’esordio di un classico è come assistere a un fenomeno naturale. In fondo, scrisse Calvino per tutti, il primo libro è il solo che conta, e forse bisognerebbe scrivere quello e basta. Sei stato felice, Giovanni è il grande strappo che Arpino diede alla sua vita. L’occasione fatale di esprimersi. Il nodo da sciogliere per sempre o mai più. Aveva ventitré anni e alloggiava in una pensioncina di Genova, lurida e malfamata. Ci mise venti giorni. Venti giorni per inventare una voce. E un paesaggio. Per dire addio agli amici, alla giovinezza, agli amori impossibili, alle tante allegrie e disperazioni di ogni età precaria. Per gettarsi alle spalle gli Hemingway e gli Steinbeck, Vittorini e Pavese, il cinema francese. E il lungo intervallo della guerra. Il primo libro di Arpino è un libro di congedi. Una storia da ultima sbronza, in attesa dell’età adulta e del porco avvenire. L’avventura di chi portava la solitudine come un berretto e si sentiva un proiettile disperso, un reduce, anche se non ricordava più da cosa. Il suo protagonista sa che deve muoversi, cercare un lavoro. Ma intanto si ubriaca, litiga, si innamora, contrae debiti e sfortune. È pigro, crudele e prodigo. E non può che abitare un porto, averne l’odore, appartenere a un’umanità di marinai, di prostitute, di vagabondi. Un porto che si chiama Genova, con quell’aria svelta e sottile di mare, ma che potrebbe essere Buenos Aires o avere qualsiasi altro nome. Perché Sei stato felice, Giovanni è un libro che parla con parole vere, prepotenti e insostituibili ai nostri tempi. A chi è giovane, a chi lo è stato, a chi sta per partire, a chi ritorna.

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